Gli eretici d'Italia Volume 1 by Cesare Cantù

Gli eretici d'Italia Volume 1 by Cesare Cantù

autore:Cesare Cantù [Cantù, Cesare]
La lingua: ita
Format: epub
editore: TORINO UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE
pubblicato: 2014-11-12T23:00:00+00:00


DISCORSO XV.

LUTERO, LE INDULGENZE, LA BIBBIA.

Tutto era dunque non solo preparato, ma incamminato, sia l'attacco o il riparo, sia la critica o lo scherno, sia la riforma amorevole o la demolitrice, allorchè, come tant'altri tedeschi, a Roma capitò, mandato per non so quale controversia insorta fra' suoi Agostiniani, frà Martin Lutero. Nato ad Eisleben l'anno che il Savonarola cominciò a predicare a Firenze, visto morire improvvisamente un amico, si spaventò di cascare impreparato nelle mani di Dio; onde resosi monaco, e disgustato d'ogni altra lettura a confronto della Bibbia, prega, digiuna, si mortifica; va alla questua, adempie i bassi uffizj del convento. Quando fu ordinato prete a Erfurt, diede la solita promessa di vivere e morire nel seno della santa Chiesa cattolica e obbedirla come madre, e nel celebrare la prima messa talmente si sentì compreso da quei misteri, che côlto da un tremito universale, a stento terminò.

Presto venuto in fama di abile teologo e predicante, fu messo professore di teologia alla recente università di Wittenberg, e delle arguzie di Erasmo contro il papa indignavasi a segno, che diceva, recherebbe egli stesso le fascine per bruciarlo. Ma l'orgoglio del proprio sapere e l'idolatria di se stesso lo invade: e spedito di qua dell'Alpi, non ci porta affetto ed entusiasmo, bensì dispetto, opposizione, censura. In Lombardia trova dapertutto «ospedali ben fabbricati, ben provisti, con buona dieta, servigiali attenti, medici esperti, letti e biancherie pulite, l'interno degli edifizj ornato a pitture; appena un malato v'è condotto, gli si tolgono gli abiti, tenendone nota per restituirli; è vestito d'un palandrano bianco, messo in un buon letto; gli si menano due medici; gli spedalinghi dangli a mangiare e bere in vetri limpidi, che toccano appena colle dita. Poi signore e matrone onorevoli vengono per servire i poveri, velate di modo che non si sa chi sieno». A Firenze vede ricoveri, ove i gettatelli sono nutriti che meglio non si potrebbe, allevati, istruiti, tutti in abito uniforme. Dapertutto poi eccellenti i collegi, quanto erano male condotti altrove[343]. Ma l'anima sua, sprovvista d'amore come d'umiltà, nulla comprende alla poesia del nostro cielo, delle nostre arti, della nostra storia.

Già per viaggio, in luogo di quelle fontane, sgorganti rozzamente da un tronco di abete forato, dei Cristi e delle grossolane Madonnine sugli svolti de' trivj, incontrando architetture e sculture, marmi ed ori nelle chiese, non che stupito, ne rimane uggiato: gli pare piovoso il clima, disagiati gli alberghi, aspro il vino, micidiale l'acqua, l'aria febbrile, meschina la natura quanto gli uomini. Dall'altura di Montefiascone l'immensa campagna romana gli si mostra arida e sterile, anzichè ridere d'ulivi e di rose qual se l'immaginava: e rimpiange la scintillante verzura della Sassonia e le secolari sue foreste, e quella pendice del Poltesberg, la quale, a dire suo, splende di più fiori che non tutte le colline d'Italia.

Peggio gli uomini. Per lui chiunque porta una tonaca o dice messa, è un ignorante che non capisce il latino, e nè tampoco la lingua materna. A una taverna imbatte frati che sbevazzano, gesticolano, ciaramellano



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